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Gruppo Comunale AIDO "Simone Gelmetti" - Lazise

La straordinaria vicenda di Chiara

28 Luglio 2013 | commenti

La straordinaria vicenda di Chiara

 

 

Chiara entra nel futuro. La bimba di 12 anni, ricoverata al Monaldi in attesa di trapianto, è stata operata alle prime luci del giorno.
La piccola ammalata, da oltre 100 giorni tenuta in vita da un cuore artificiale, aveva raccontato la sua storia in una lettera commovente pubblicata sabato 20 luglio sul Mattino. E lanciato un appello: «Porto un dolore dentro e soffro ogni volta che mi medicano la ferita. Vorrei andare a casa, vorrei tornare a ridere come prima, o meglio di prima e per farlo ho bisogno del vostro aiuto... Donare è un atto d’amore».
La solidarietà che ha consentito l'intervento salvavita, in un momento di estremo dolore che ha colpito un'altra famiglia, è arrivata dalla Campania. «A questa famiglia va il mio pensiero e il mio ringraziamento», le prime parole pronunciate, tra le lacrime, da Giuseppe Campagnuolo, quando la figlia è uscita dalla sala operatoria.
L'intervento è durato oltre otto ore, ed è stato eseguito dall'équipe di cardiochirurgia con il primario Giuseppe Caianiello, i medici Andrea Petraio, Claudio Marra, Ettore Merlino e l'anestesista Carmela Scarpati, nell'ospedale dell'azienda dei Colli sotto l'egida del manager Antonio Giordano.

 

La toccante lettera di Chiara Campagnuolo:

"Mi chiamo Chiara, sono una bambina di 12 anni e frequento la seconda media. Mi trovo in questo ospedale già da 3 mesi e mezzo o meglio da 101 giorni. Ero una bambina molto attiva, frequentavo la scuola di ballo, facevo pallavolo, ridevo e scherzavo con le mie amiche; all'improvviso un giorno la mia vita è cambiata, sono stata ricoverata nell'ospedale Monaldi di Napoli perché il mio cuore non funzionava più bene.
Da quel giorno ho perso la gioia che avevo nel cuore, mi sentivo in trappola e mi chiedevo: «Perché proprio a me?» e non volevo più vedere nessuno. Ma grazie ai medici e agli infermieri di questo ospedale ho iniziato a reagire. Adesso sono qui, con questa macchina che mi aiuta a tenermi in vita, se mi vedete sto benino, ma non è così. Porto un dolore dentro e soffro ogni volta che mi medicano la ferita. Vorrei andare a casa, vorrei tornare a ridere come prima, o meglio di prima e per farlo ho bisogno del vostro aiuto. Lo so, le disgrazie capitano, è il corso della vita. Chi più di me vi può capire. Vorrei dirvi solo un'ultima cosa, che chi vi chiede aiuto non è solo una bambina ma è la vostra bambina perché se aiutate me aiutate anche la persona cara che è venuta a mancare. Donare è un atto d'amore, è il gesto più bello che una persona possa fare. Donare è vita per me e anche per te".
Chiara Campagnuolo

Domenica 21 Luglio 2013

Fabio Cannavaro ha voluto rispondere alla toccante lettera di Chiara Campagnuolo.


Carissima Chiara, ho letto la tua lettera sul Mattino, in cui racconti l’attesa che vivi da oltre cento giorni per il trapianto di cuore. Ti sono vicino con grande affetto e mi dispiace essere partito proprio ieri mattina per Dubai, altrimenti ne avrei approfittato per venire al Monaldi per conoscerti e incoraggiare te e la tua famiglia.
Tempo fa ho partecipato come testimonial ad una campagna per la donazione degli organi e due anni fa a Dubai, dove vivo, ho avuto la fortuna di assistere all’operazione al cuore di una bambina effettuata da un’équipe di cardiochirurghi italiani.
Una fortuna perché è stata un’esperienza umana molto toccante: era un segnale di speranza e di vita. La tua storia, cara Chiara, colpisce profondamente perché cento giorni di attesa sono tanti, troppi. Immagino l’ansia della famiglia di questa dolcissima bambina, a cui mando una carezza in attesa di poterla conoscere. Ho potuto verificare che c’è attenzione verso le donazioni, anche attraverso la nostra Fondazione che a Napoli è molto vicina ai giovani che soffrono, ma evidentemente non si riesce a fare abbastanza ed ecco perché Chiara è da oltre tre mesi in una stanza di ospedale, una situazione evidentemente pesante, anche se c’è per lei l’amorevole supporto di familiari e medici. Sono un uomo di sport, lontano da politica e burocrazia, e nel nostro mondo i tempi sono molto più rapidi: c’è spesso un’efficacia che non si riscontra altrove. Accanto all’impegno del mondo della sanità, affinché le procedure siano sempre più veloci, deve esserci maggiore sensibilità da parte di tutti noi: donare vuol dire aiutare a vivere.
A presto Chiara.

Chiara risponde a Fabio Cannavaro:


Caro signor Cannavaro,
la volevo ringraziare per le belle parole che ha espresso nei miei confronti. In realtà non sono una grande appassionata di calcio, ma la conosco grazie a mio fratello che è un fissato di questo sport e tifoso del Napoli.
Sono stata molto colpita dalla sua lettera e dal fatto che una persona così nota ed impegnata come lei si sia interessata e abbia preso a cuore il mio caso. Spero che grazie al suo intervento le persone si convincano che donare è importante.
Con la speranza che tutte queste belle parole non siano vane e con la gioia che adesso porto nel cuore, attendo che questi lunghi giorni finiscano quanto prima. Aspetto con ansia la sua visita e già da adesso le dico: «Grazie, grazie davvero di cuore».
Post scriptum: dimenticavo, Forza Napoli for ever.


A Cannavaro risponde anche il papà di Chiara:
Caro Fabio, sono il papà di Chiara, e ti voglio dire che ancora una volta ti sei dimostrato un vero Campione, però questa volta sei stato un Campione nella vita, e non solo in campo, grazie di cuore per la bellissima lettera che hai inviato a Chiara tramite “Il Mattino”, il quotidiano che per primo si è interessato del caso di Chiara.
Tu forse non sai quanto sono state importanti le tue parole e il tuo incoraggiamento per me e per la mia famiglia. In questi giorni, per noi, pieni di paura e di amarezza la tua missiva, così come le dichiarazioni del Direttore del Centro Nazionale Trapianti, Dott. Nanni Costa, e la sensibilità dimostrata dai giornalisti de “Il Mattino”, a cui va il nostro ringraziamento vivissimo, e a cui è seguito il servizio mandato in onda dal Tg1, tutto questo è stato importantissimo come l’acqua per una persona assetata.
Anch’io come te, caro Fabio, ho assistito, attraverso le immagini di un video proiettato all’ospedale Monaldi, a un trapianto di cuore su un bambino.
L’immagine di quel bambino ritornato alla “vita” sono la risposta vera e reale alla domanda che tutti noi ci siamo posti, almeno una volta, nella vita e cioè: si può sconfiggere la morte?
Ebbene, la risposta è si. Grazie alla donazione degli organi si può sconfiggere la morte. Donare gli organi è il gesto d’amore più nobile e più bello che una persona possa fare, perché con una sola azione fa due cose buone: ridà la vita alla persona che è in attesa dell’organo, e fa rivivere la persona cara venuta a mancare attraverso la vita della persona che riceve l’organo.
È importante dire che chi non acconsente alla donazione degli organi non guadagna nulla, infatti una persona una volta morta cerebralmente è morta a tutti gli effetti, e quindi i suoi organi, purtroppo, verranno seppelliti con lui senza dare la possibilità ad altre persone di rinascere a nuova vita.
Emblematico è stato il caso di Nicholas Green, il piccolo bambino americano ucciso mentre era in vacanza in Italia, i cui genitori diedero l’assenso alla donazione degli organi salvando, così, la vita a quattro bambini italiani.
Fabio ti aspettiamo all’ospedale Monaldi, dove già sono esposte delle tue belle fotografie, e ricordati sempre: viva la vita, viva la donazione degli organi.
Giuseppe Campagnuolo

Tratto da: “LEGGO The Social Press” martedì 23 Luglio 2013

Commento: E' una vicenda che nasce dalla disperazione; la disperazione di una famiglia che vede la propria figlia venir meno giorno dopo giorno.

E' la storia di tutti noi: crediamo che certe situazioni possano succedere sempre agli altri, mai a noi. Perciò rimaniamo indifferenti alla sofferenza degli altri. Noi stiamo bene, perchè preoccuparci?

Ma quando la malattia colpisce noi, cadiamo nell'angosia e non ragioniamo, ce la prendiamo con il mondo intero che non ci capisce, non ci aiuta e ogni mezzo diventa lecito per risolvere il nostro problema.

Dobbiamo infatti osservare che un organo non arriva se finisci sui giornali; se passasse questo messaggio sarebbe terribile.

Deve invece passare il messaggio che il trapianto è sempre e solo legato ad un atto di amore estremo e di compatibilità, come la stessa Chiara ribadiva nella sua lettera: “Donare è un atto d’amore, è il gesto più bello che una persona possa fare. Donare è vita per me e anche per te”.