Oggi vediamo come si è evoluto il Servizio Civile: dall’obiezione di coscienza all’attività volontaria.
Si definisce Servizio Civile Nazionale quella moltitudine di attività che i cittadini possono prestare, in modo del tutto volontario, presso una serie di enti convenzionati con l’Ufficio nazionale per il servizio civile (da Wikipedia).
Questo definizione non è sempre stata vera poiché fino a poco più di 40 anni fa l’unico modo per servire il proprio Paese era prestare servizio militare e, come ben sappiamo, in maniera obbligatoria.
È solo nel 1972 che il servizio civile viene normato per la prima volta, previsto come alternativa obbligatoria al servizio militare: nasce l’obiezione di coscienza. Questa formula ha origine per accogliere il desiderio delle persone che si rifiutavano di impugnare le armi per motivi personali, umanitari e religiosi: si narra che l’onestà delle ragioni degli obiettori di coscienza fosse valutata da una giuria di psicologi militari talmente severa che obbligò molte persone a ricorrere al tribunale per riuscire ad evitare di svolgere la leva militare. Molti videro la loro istanza accolta poiché i tribunali giudicarono la possibilità di svolgere il servizio civile come una scelta arbitraria: tale scelta però implicava anche l’impossibilità di conseguire un porto d’armi e di svolgere professioni che comportassero l’utilizzo di armi; inoltre, il l’obiettore doveva svolgere 8 mesi in più rispetto al periodo che avrebbe svolto come militare. Questo è il tormentato preludio alla nascita di quello che conosciamo oggi come Servizio Civile Nazionale volontario.
Negli anni ’80 molte persone lottarono affinché l’obiezione di coscienza venisse riconosciuta davvero come una modalità di difesa della patria senza l’utilizzo di armi e non come un ripiego per i fannulloni: infatti la legge venne resa costituzionale dalla Corte costituzionale che, inoltre, parificò la durata dei due servizi nel 1989. Queste novità provocarono l’aumento dell’adesione al servizio civile obbligatorio di associazioni del terzo settore, comuni, università, unità sanitarie.
Nel 1998 nasce il già citato Ufficio nazionale per il servizio civile che riconosce l’obiezione di coscienza come diritto del cittadino tramite la legge n. 230 del 1998 che va ad abrogare la legge originale del ’72. La gestione del servizio civile non è più materia del Ministero della Difesa ma viene affidata alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Nel 2000 viene decisa la sospensione della leva obbligatoria per l’anno 2005 e nel 2001 nasce il Servizio Civile Nazionale, un servizio volontario destinato ai giovani dai 18 ai 26 anni, aperto anche alle donne, che vogliano intraprendere un percorso di formazione sociale, civica, culturale e professionale attraverso la solidarietà sociale e altre attività connesse.
Nel 2006 avviene un ulteriore trasferimento di gestione del servizio: esso passa infatti a Regioni e Province. A fine anno viene istituita la “Giornata Nazionale del Servizio Civile” per festeggiare la prima legge in materia di servizio civile emanata nel ’72.
Anche il settore del servizio civile viene colpito dalla crisi finanziaria nel 2008, così due anni dopo vengono stanziati dei fondi dal governo per la sua riorganizzazione.
Nel 2013 viene istituita la legge n. 147 al fine di istituire corpi civili di pace nelle aree a rischio di conflitto o già in conflitto o colpite da calamità ambientali.
Nel 2014, il Consiglio dei Ministri approva il disegno di legge “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale”: esso comprende la previsione di un meccanismo di programmazione almeno triennale dei contingenti di giovani che possono essere ammessi al servizio civile universale e di procedure di selezione ed avvio dei giovani improntate a principi di semplificazione, trasparenza e non discriminazione.
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