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Orto sociale, un'idea... fruttuosa!

20 Settembre 2013 | commenti

Orto sociale, un'idea... fruttuosa!

Frutta e verdura: prodotti genuini, ora coltivati da papà e mamme del Centro aiuto vita. Grazie a un nuovo progetto di mutuo aiuto, sostentamento familiare e dialogo interculturale.

Il disagio socio-economico nel quale molte famiglie vivono e la sensibilità nei confronti delle tematiche legate all’ambiente, alla biodiversità e alla riduzione degli sprechi, hanno indotto il Centro aiuto vita (Cav) del basso Garda – con sede a Rivoltella di Desenzano (Bs) – a pensare a quale grande opportunità sarebbe stata avere a disposizione un pezzo di terra da adibire a orto sociale. Un sogno. Che, senza troppo attendere, si è realizzato grazie alla disponibilità della famiglia Vezzola, che ha messo a disposizione il terreno proprio a Desenzano del Garda.

È stato avviato a inizio estate all’interno del Parco botanico Bagoda (nello spazio verde sotto il viadotto), l’orto sociale del Centro aiuto vita. E a fine giugno, a sorpresa, è spuntato il primo pomodoro!

L’associazione dal 1988 è punto di riferimento per molte giovani madri e famiglie del Basso Garda ed entroterra bresciano, sodalizio presieduto da Bruna Filippini e alimentato dal lavoro di una cinquantina di volontari impegnati nella difesa della vita. Con l’orto sociale si aggiunge un'ulteriore tessera al mosaico degli aiuti che il Cav dispensa a sostegno delle famiglie in difficoltà.

«La generosità del signor Giovanni Vezzola – dice la presidente del Centro aiuto vita, Bruna Filippini – che ha messo a nostra disposizione una parte del terreno di sua proprietà presso il Giardino botanico Bagoda, ci ha permesso di realizzare questo progetto. L’orto sociale intende contribuire al sostentamento delle famiglie coinvolte, migliorare il benessere psico-fisico di utenti che considerano calpestata la loro dignità a causa della perdita del lavoro e diventare anche fonte di ricchezza culturale, sociale e umana per la comunità coinvolta, poiché ogni azione tenderà a far apprendere o a consolidare comportamenti che mirano al rispetto reciproco, al mutuo aiuto, alla condivisione, allo sviluppo di relazioni positive tra culture diverse, favorendo dialogo e il superamento di pregiudizi, di ostilità e diffidenze».

Ogni famiglia riceve in affidamento un pezzo di terra da coltivare con frutta e verdura, destinata all’autoconsumo in base alle proprie necessità; il Cav fornisce tutti gli attrezzi necessari al lavoro. Gli utenti coinvolti provengono da vari Paesi e fanno riferimento allo sportello rivoltellese del Centro aiuto vita: vengono da Italia, Moldavia, Brasile, Albania, Marocco, Egitto. Alcuni erano già esperti, altri non avevano mai toccato la terra. Tra loro ci sono anche due donne. Soprattutto nelle aperture serali, raggiungono il parco anche le mamme e i bimbi e il luogo si anima.

«Gli utenti accedono agli orti in giorni e orari prestabiliti e vi è sempre la presenza di uno o più volontari», continua Bruna Filippini. Tra i tanti pregi di questa bella iniziativa, ci sono senz’altro quello di attivare una rete di aiutare le persone “chiamate in campo” – molte delle quali disoccupate – a sentirsi utili e a contribuire, con le moro coltivazioni, al sostentamento della famiglia.

Un ritorno alle origini e alla tradizione, un filo diretto con la natura. Non a caso l’agricoltura è l’attività più vecchia del mondo. Una parte dei prodotti ottenuti viene poi affidata al Centro aiuto vita per la distribuzione e ad altri utenti che ne hanno necessità.

 

Più nel dettaglio, il progetto degli orti sociali per le famiglie:

A ogni famiglia partecipante all’iniziativa – che, in via sperimentale, ha durata di un anno – è assegnato un lotto di terra, nel quale può coltivare frutta e verdura per le proprie esigenze. Un’altra parte della terra viene gestita in comune e il ricavato messo a disposizione di altre famiglie che vivono in situazione di disagio economico. Tre volontari orticoltori sono presenti per insegnare ai neocoltivatori le tecniche agricole appropriate, quali la rotazione delle colture, la difesa biologica... al fine di tutelare la biodiversità del luogo. È vietato l’uso di sostanze chimiche. Un operatore sociale, volontario, segue inoltre l’aspetto socio-relazionale tra i fruitori del progetto e fra questi e i volontari.

Tutti gli utenti sono coinvolti nell’attività di programmazione e di verifica tanto che la semina e la coltivazione della terra seguono le modalità stabilite dal gruppo durante le riunioni preparatorie, così come la raccolta e la destinazione del ricavato, che in nessun caso può essere utilizzato a fini di lucro.

Il Centro aiuto vita fornisce ai coltivatori quanto necessario per lavorare la terra: zappe, badili, vanghe, rastrelli, picconi, forbici, accette, forche, falcetti, palette, vasi, terriccio per la coltivazione delle piantine, canna per l’acqua, raccordi, annaffiatoi, carriola, secchi, fertilizzante biologico, sementi e piantine per l’orto…